È una tecnica molto antica, le cui prime tracce risalgono al 3000-2500 A.C., nel bacino del Mediterraneo, gli Egizi furono i primi a farne largo uso. Tramite vari strati di un impasto composto da calce e polvere di marmo, si ottiene una superficie liscia e compatta dall’aspetto quasi marmoreo.
Con gli stessi impasti si possono eseguire anche degli ornamenti in rilievo detti “stucchi”. La colorazione della massa si può ottenere sia tramite terre naturali che ossidi resistenti all’azione caustica della calce, sia con l’aggiunta di polveri di marmi colorati, cosa assai preferibile vista l’inalterabilità nel tempo di quest’ultimi.
L’eventuale decorazione pittorica si esegue sempre a fresco, la più usata era sicuramente l’imitazione di marmi.

CENNI STORICI
MARMORINO: dal latino “marmatum” o -opus marmatum”, col significato di impasto a base di polvere di marmo. Primi documenti storici Plinio, Vitruvio (libro VII cap. II). Il Palladio (1508-1580) riprende Vitruvio nel suo Trattato dell’Architettura e riparla del marmorino che viene portato a Venezia da Gianbattista Franco detto il Semolei nato a Venezia ( 1498-1561) ma vissuto a Roma e poi tornato a VE dove portò la “scuola romana” del marmorino.
Da allora tutti gli stucchi italiani e veneziani in particolare erano eseguiti con l’impasto del marmorino. Nel’500 opera a VE Alessandro Vittoria che ha come maestro Bartolomeo Ridolfi (scultore) del gruppo di stuccatori/scultori al servizio del Palladio. Del Vittoria e della sua Bottega sono i soffitti a volta della Scala d’Oro del Palazzo Ducale e quelli della Scala della Biblioteca Marciana, Villa Giacomelli a TV, Villa Maser UD e molte altre opere in VE e nel territorio della Serenissima. Da questa prestigiosa Bottega nasce la tradizione veneziana del marmorino, di generazioni di Artigiani /Artisti/Maestri che hanno lasciato splendide tracce di sé e della Civiltà che rappresentavano nel loro lavoro.
Lo stuccatore plasmava le decorazioni e le rappresentazioni figurative – realistiche o fantastiche mitologiche di una Cultura che già aveva un “respiro” europeo. Da allora si applicano le tecniche del marmorino liscio compatto, dall’aspetto serico, dalla tinta uniforme colorato nell’impasto, oppure venato a “fresco” con pennelli a imitazione del marmo naturale, o dorato con foglia d’oro zecchino. Nei palazzi della nobiltà prima e del borghese ricco poi, nelle chiese e nelle opere pubbliche ci si è sempre avvalsi dell’opera dei Maestri Artigiani per l’intarsio del legno, doratori mosaicisti, vetrai ecc. e dei decoratori/stuccatori per i decori pittorici e architettonici: cornici, fregi, colonne ecc. Una vasta e diversificata schiera di decoratori ha sviluppato gli stili delle varie epoche storiche sino ai giorni nostri.

Oggi, come nei secoli precedenti, lo stuccatore è colui che prepara l’impasto secondo la tradizione trasmessa dal suo Maestro, che esegue gli intonaci a marmorino, che sa fare modanature a rilievo, che dipinge “a fresco” o “a secco” finti marmi e decori, eseguendo progetti di altri o propri, padroneggiando perfettamente la Sua Materia e la Sua Manualità, che diventa il Suo Tocco personale, la Sua Nota distintiva. Lo stuccatore è necessariamente restauratore.

Venezia e il territorio circostante sono tutt’ora un’isola di cultura e conservazione di questa Tradizione Artistica perché ne ha ancora i rappresentanti, anche se pochi. Le tecniche vitruviane e le attuali coincidono, Venezia è diretta erede di Roma avendo raccolto ed integrato l’arte e l’esperienza del Marmorino. Purtroppo molti oggi si sono appropriati indebitamente del titolo e della materia.